Mosaico greco
I primi esempi di mosaico greco sono pavimentali, realizzati con ciottoli e concepiti quasi per sostituire i tappeti: sono di solito al centro della stanza, privi di legami con l’architettura e la decorazione dell’ambiente. La loro composizione ricorda quella concentrica dei tappeti, con diverse bordure geometriche ed un motivo centrale (emblema), a carattere figurativo che rappresenta animali, scene di caccia e soggetti mitologici. Gradualmente gli emblema ellenici diventano espressione di vero e proprio virtuosismo per la cura minuziosa dei particolari e dei colori. Le tessere vengono tagliate in forma regolare e di piccolissime dimensioni (fino a 1 mm di lato).
Mosaico romano
Con i Romani il mosaico conosce una grande fioritura, soprattutto nell’epoca imperiale, che coincide con la vasta espansione urbanistica e la costruzione di grandi edifici. Il mosaico non è più inteso come tappeto, ma fa parte integrante dell’architettura e decorazione dell’edificio, in modo coerente ed unitario.
Coprendo l’intera superficie pavimentale, è necessario semplificare la tecnica e snellire lo stile. È così, ad esempio, che nascono i mosaici in bianco e nero di Pompei. Si limita inoltre l’uso dell’emblema, a favore di motivi geometrici o floreali, estensibili all’infinito.
Motivazioni di tipo funzionale dettano la scelta del soggetto, che si accorda all’edificio o alla stanza: scene mitologiche per i templi, motivi marini per le terme, soggetti erotici per le alcove.
Verso la fine dell’impero si diffonde il mosaico parietale con tessere di vetro: nei ninfei, nelle fontane e nelle piscine la pasta vitrea ben si adatta alle superfici curve, resiste all’umidità e brilla con l’acqua.
Mosaico bizantino
Con il mosaico cristiano si attua il definitivo passaggio da mosaico come pavimento a composizione ornamentale di pareti e volte, soprattutto in edifici di culto. Il mosaico rappresenta icone divine e di santi che, naturalmente, non possono essere poste a terra.
Il mosaico bizantino, con i grandi esempi di Ravenna, rappresenta una delle massime espressioni della tecnica. Il mosaico arriva a sostituire quasi la pittura, sia nelle chiese, sia nelle icone portatili.
Le opere sono realizzate accostando smalti colorati, per rappresentare le figure, e smalti oro per gli sfondi. Le composizioni sono concepite in relazione all’ambiente e al punto di osservazione: il mosaico era visto dal basso verso l’alto e da lontano. Vengono studiati accorgimenti tecnici come la diversa inclinazione delle tessere, gli sfondi aurei sono resi dinamici dall’alternanza di tessere oro con altre scure.
L’arte del mosaico si diffonde in varie parti d’Italia: in Sicilia, dove l’influenza araba lascia preziose testimonianze, e a Roma, città di notevole tradizione musiva, dove, tra il XII e XIV secolo, una famiglia di marmorari elabora il mosaico cosmatesco, felice connubio di marmi, tessere vitree e dorate. Roma è ricordata anche per la tradizione del mosaico minuto tutt’ora praticato.
Mosaico moderno
Le nuove esigenze del mercato ed i bisogni della società contemporanea, richiedono tempi brevi di esecuzione e bassi costi di produzione. Il mosaico, per sua natura arte paziente, ha dovuto adattarsi a queste esigenze.
Già Venezia si rese conto di ciò ed elaborò nel secolo scorso nuovi sistemi produttivi, sia per i materiali, sia per le tecniche esecutive (metodo del ribaltamento).
Il Friuli, di lunga tradizione musiva, ha istituito una scuola a Spilimbergo dove si tiene conto delle richieste del mercato. Pur conservando un carattere artigianale, la scuola impiega anche tecniche molto vicine a quelle industriali. È in uso il metodo indiretto, che permette di lavorare in laboratorio, molto più rapidamente rispetto al tradizionale sistema diretto eseguito in loco. Un altro metodo consiste nel creare il mosaico incollando le tessere su una rete in fibra di vetro, così da rendere estremamente maneggevole il trasporto e la collocazione del mosaico stesso.
Oggi, accanto allo sviluppo di questi nuovi metodi, si sta realizzando il recupero del mosaico come espressione artistica autonoma. Gaudì, ad esempio, ha inserito il mosaico in molte delle sue opere architettoniche e la pittura di Klimt è sicuramente stata influenzata dai mosaici bizantini di Ravenna.
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